Pecora infetta Blue tongue

 Medio campidano - Focolai accertati anche a Pabillonis, Guspini e Arbus

Non c’è pace nelle campagne. Oltre al perdurare della siccità, agli annosi problemi legati alla burocrazia, alle oscillazioni (sempre al ribasso) dei prezzi delle produzioni, alla lentezza dell’ente pagatore Argea, si ripresenta prepotentemente il virus della Blue Tongue. Nel 2001, anno della prima ondata del virus in Sardegna, morirono 650 mila capi e furono colpiti il 60 per cento degli allevamenti ovini.

Purtroppo la nostra isola, con il suo ambiente e clima, offre all’insetto vettore Culicoides imicola un ecosistema favorevole alla propagazione del virus. Quest’anno i primi focolai sono stati accertati nel Sulcis e nelle provincie di Oristano e Nuoro, ora anche nelle aziende zootecniche del Medio Campidano (a oggi sono 45 i focolai ) è stato riscontrato il virus con il sierotipo 3 su cui attualmente non esistono vaccini idonei.

La campagna di profilassi, purtroppo è partita in ritardo e a macchia di leopardo, soltanto ai primi di giugno le prime inoculazioni del siero. Anche se poi si è scoperto che il sierotipo usato era adatto per limitare i danni dai ceppi 4 e 8, preventivamente indicati come prevalenti; soltanto le prime analisi del sangue dei capi infetti nei primi giorni di luglio hanno accertato il reale ceppo del virus.


Ora negli ovili regna la paura e la preoccupazione. Il dilagare della malattia sta mettendo in ginocchio le aziende e le conseguenze, anche a lungo termine, potrebbero essere devastanti.

I sintomi sono quasi sempre gli stessi a distanza di anni: febbre altissima, ulcere, cianosi dei tessuti cutanei, emorragie e problemi al sistema nervoso. La mortalità dei capi infetti pare essere inferiore alle precedenti ondate, ma si segnala un altissimo aumento di aborti; a poche settimane dai parti comprometterebbe l’intera stagione produttiva.

Le misure messe in atto da parte dal Servizio di Sanità Animale della Asl prevedono l’applicazione di regole sul controllo della movimentazione dei capi, per cercare di ridurre il diffondersi del virus nelle greggi ancora indenni, come il trattamento con repellente e successivo test molecolare Pcr (Proteina C reattiva).


La politica, lontana anni luce dal mondo rurale, nonostante le esperienze di oltre vent’anni di epidemia, non ha ancora elaborato e messo in atto un piano strategico definitivo per debellare il virus e salvaguardare il patrimonio ovicaprino sardo.
Le azioni tampone messe in campo a ogni ripresentarsi del virus hanno trascinato negli anni una problematica, che oggi, rischia di far chiudere migliaia di aziende sarde.

Stefano Cruccas (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata

Immagine in evidenza e seguente: due capi infetti

Pecora infetta Blue tongue

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