Gonnosfanadiga, Asap, attesa

 Gonnosfanadiga - Le voci dei pazienti esasperati, i danni economici, lo sfogo di una malata oncologica

Sembrano scene da Terzo Mondo o di altri tempi, e invece sono di questi giorni e arrivano da Gonnosfanadiga, sempre più avviata sulla strada della desertificazione sanitaria.

Mancano i medici di medicina generale e per oltre duemila pazienti la pezza del servizio Asap (Ambulatorio Straordinario di Assistenza Primaria), nato per gestire l'emergenza, non basta più.

Risultato: file interminabili, pazienti che devono stare 5,6,o 7 ore in attesa di essere ricevuti dal medico di turno e talvolta tornare il giorno successivo. I livelli di sopportazione richiesta vanno ben oltre la disponibilità umana e spesso l'esasperazione sfocia in battibecchi e litigi tra chi è in attesa. Anche il personale medico è sempre più sotto pressione e non opera certo in condizioni accettabili, per nessun lavoratore.

Ulteriore problema: all'assenza di medici (due superstiti tra cui una in scadenza di contratto, rispetto ai cinque che erano in servizio in precedenza) si aggiunge una palese disorganizzazione del servizio d'attesa, come lamentano molti cittadini. I pazienti riversati in piazza Giovanni XXIII, antistante la Guardia Medica, dove ha sede l'Asap, lamentano soprattutto la cattiva gestione della fila d'attesa, le comunicazioni poco efficaci e l'affollamento per le prescrizioni legate alle patologie croniche.

«C'è gente - spiegano i pazienti in attesa - che arriva alle cinque del mattino, anche prima a volte, e prepara dei numeri che poi appoggia sul davanzale della Guardia Medica. Sono bigliettini scritti a mano, che chiunque può riprodurre, generando così doppioni di numerazione e conseguenti bisticci tra chi è arrivato prima e chi se ne approfitta».

Gonnosfanadiga, Asap, numeri


Chi è in attesa si lamenta anche della confusione generata da alcune comunicazioni diramate dal sindaco di Gonnosfanadiga, sulle variazioni di alcuni orari dei turni Asap: «Gli spostamenti di apertura sono stati comunicati via Facebook - lamentano i pazienti dalla piazza - senza preoccuparsi di fare affiggere un cartello in loco per tutti coloro che non utilizzano i social, che soprattutto tra gli anziani sono ancora numerosi».

Alle critiche si affiancano anche alcune proposte, che forse avrebbero diritto di essere ascoltate: «Non si capisce - sottolinea una paziente con patologia cronica - perché non si possa almeno alleggerire il lavoro dei medici per quanto riguarda le ricette dei farmaci programmati: se si affiancasse qualche aiutante ai medici, si dimezzerebbero i tempi di attesa».

Non consola molto, anzi è ancora più deprimente pensare che il caso di Gonnosfanadiga è speculare a quello di tanti altri centri del Medio Campidano, della Sardegna e anche del resto d'Italia, in preda da anni a un'erosione progressiva dell'apparato sanitario di base, dove è completamente saltato il rapporto tra medico e paziente, pilastro fondamentale del sistema, in grado di garantire accesso tempestivo e personalizzato alle cure. Le conseguenze si fanno sentire sia in termini di salute pubblica, sia sul piano delle diseguaglianze sociali: chi può si rivolge, pagando, alla sanità privata, alimentando un circolo vizioso che rischia di aggravarsi ulteriormente se non verranno prese misure adeguate.

Tornando a Gonnosfanadiga, i disagi creati dalla mancanza dei medici hanno conseguenze che oltre agli aspetti prettamente sanitari si ripercuotono anche su attività economiche, come le Scuole Guida: «I medici Asap, che sostituiscono quelli di famiglia, non rilasciano certificati, in quanto non se la sentono di garantire lo stato di buona salute di persone che, non essendo loro pazienti non possono conoscere clinicamente a fondo. Questo ci impedisce di perfezionare le iscrizioni e stiamo soffrendo un calo di clientela e una perdita economica che ci sta mettendo in seria difficoltà», ha spiegato Sandro Zuddas, dell'autoscuola Smeralda di Gonnosfanadiga.


A completare il quadro di disagio di chi non ha più un medico di famiglia, riportiamo integralmente la testimonianza di una malata oncologica: la sua lettera è firmata tuttavia preferiamo non rendere pubblica la sua identità.

Sono una cittadina di Gonnosfanadiga e voglio raccontare il mio disagio riguardo i tempi che stiamo vivendo con la sanità. Dal mese di giugno 2024, io e tante, ma tante persone del paese, siamo rimasti senza medico di famiglia: uno è deceduto e gli altri due restanti sono andati in pensione, ne rimangono ancora due di cui uno sta per andare via e colui che rimarrà non potrà assistere tutti i pazienti rimasti senza medico. Di recente la Asl ha fatto in modo di tamponare questa mancanza mandando dei dottori nella struttura che accoglie anche la Guardia medica. I dottori ci sono a giorni alterni ma a dirla tutta la situazione è insostenibile. I giorni e gli orari cambiano spesso creando non poca confusione nei pazienti del paese. Il giorno 26 agosto mi sono recata dal medico alle ore 10 per delle medicine urgenti, avevo il numero 32 e dentro c'era il numero 6. Ho finito alle 13 passate e ho rischiato che non mi facessero la prescrizione perché a quell'ora si chiudeva il turno. Ora mi chiedo a nome di tutte queste persone (anziani, bambini, disabili, malati di cancro e di ogni genere di patologie gravi e meno gravi perché nessuno è escluso), come e cosa dobbiamo fare per potere avere dei medici in paese che ci assistano come si deve. Siamo disperati e la situazione è insostenibile. Aiutateci abbiamo bisogno di medici che ci assistano.  Firmato: una paziente oncologica

Redazione Il Sardington Post © Riproduzione riservata

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