Eolico, foto simbolo

 Villacidro - Sardegna - L'Isola è sotto attacco: serve chiarezza e non disinformazione

Villacidro è salita agli onori (?) delle cronache per essere la località di destinazione delle pale eoliche partite dal porto di Oristano-Santa Giusta, trasporto contestato dai manifestanti che per alcuni giorni hanno costituito un presidio al porto industriale.

L'intera isola è attraversata da mobilitazioni e manifestazioni contro la minaccia sempre più incombente dello sfruttamento speculativo dei territori sardi nel nome dell'energia rinnovabile. Vero, e drammaticamente sotto gli occhi di tutti.

Tuttavia è necessario, anzi doveroso, che l'informazione mantenga con imparzialità il suo ruolo, senza piegare le notizie a interpretazioni strumentali o a difesa di interessi di scuderia.
Dell'impianto eolico di Villacidro che ha ricevuto le pale giunte dal porto di Oristano si è invece parlato in modo contraddittorio sui mezzi d'informazione: chi ha dipinto l'operazione come sostituzione di vecchi impianti (tesi insostenibile, se non avere le pale che scavano il terreno, visto che l'altezza media delle torri eoliche è aumentata in modo vertiginoso) o di un'operazione condotta in barba alla recente moratoria della giunta Todde (altrettanto fantasiosa se si considera quando vennero approvati i progetti).

Chiarezza vorrebbe, e i cittadini sono più che mai alla ricerca di informazioni serie e veritiere, che si citassero tipologie di impianti, tempi e modalità di realizzazione e forse, solo dopo, sarebbe legittimo sollevare dubbi su eventuali responsabilità legate alle loro autorizzazioni.

Nel caso particolare, e torniamo a Villacidro, si tratta dell'operazione di completamento della realizzazione di impianti la cui gestazione risale a più di una decina di anni fa, se si considera che l'autorizzazione con la valutazione di impatto ambientale sia stata ottenuta nel 2020 e l'apertura dei cantieri sia avvenuta nel 2023. Anni in cui la moratoria sugli impianti di produzione di energia rinnovabile non esisteva, se non nelle richieste di comitati e associazioni (peraltro non tutti concordi nel chiederla) che la invocavano come soluzione temporanea in grado di costituire almeno un freno all'invasione di progetti di produzione di energia rinnovabile in cerca di richieste autorizzative.

Una moratoria che oggi esiste e se non è sufficiente a bloccare la realizzazione di tutto quanto è stato approvato fino alla sua entrata in vigore è evidente che indica un colpevole ritardo da imputare a chi poteva intervenire prima nel tentativo di limitare i danni e non lo ha fatto.

Certo non basta aggrapparsi a una norma che per sua natura è transitoria e di fatto debole, ma è l'unico salvagente del quale disporre nella tempesta speculativa che sta travolgendo l'isola nell'intento di realizzarvi quanti più impianti di rinnovabili possibile.

Ringraziamento e riconoscenza vanno certamente ai manifestanti e agli attivisti che mantengono alta l'attenzione sul tema, perché non è proprio il caso di considerare lo sfruttamento del territorio sardo una questione risolta. Tutt'altro. È una situazione sulla quale mantenere le antenne ben alzate e i riflettori accesi: facendo luce però e non seminando ombre e disinformazione, da sempre terreno fertile per chi non aspetta altro che strumentalizzare le proteste o le azioni mirate al loro contenimento.

Ne va della legittima lotta contro gli speculatori, ne va della legittima aspirazione a liberarsi dalle produzioni di energia inquinanti e dannose.

 

Marco Cazzaniga (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) © Riproduzione riservata

Immagine in evidenza: foto-simbolo della costruzione di un generatore eolico

 

 

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